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Le dipendenze affettive dal punto di vista della terapia rogersiana

La dipendenza affettiva è un disturbo relazionale che si manifesta con un bisogno eccessivo di attenzione e approvazione da parte dell'altro. Le persone dipendenti affettivamente hanno spesso una bassa autostima e un senso di inadeguatezza, che li porta a cercare nell'altro la propria completezza.

Dal punto di vista della terapia rogersiana, la dipendenza affettiva è un disturbo che si origina da un bisogno insoddisfatto di amore incondizionato. I bambini che non ricevono l'amore incondizionato dei propri genitori, tendono a sviluppare un senso di inadeguatezza e un bisogno di approvazione costante. Questo bisogno può portare, in età adulta, alla dipendenza affettiva.

La terapia rogersiana si basa sul principio dell'accettazione incondizionata. Lo psicoterapeuta rogersiano crea un ambiente di ascolto empatico e non giudicante, in cui il cliente può sentirsi accettato per quello che è. Questo ambiente favorisce la crescita dell'autostima e il recupero dell'amore incondizionato di sé stessi.

Nel trattamento della dipendenza affettiva, lo psicoterapeuta rogersiano aiuta la persona a:

  • Riconoscere il proprio bisogno insoddisfatto di amore incondizionato;
  • Comprendere le origini di questo bisogno;
  • Sviluppare un senso di autostima e di amore incondizionato per sé stessi.

Il trattamento della dipendenza affettiva può essere lungo e impegnativo, ma è possibile recuperare e raggiungere una relazione sana e appagante.

Alcuni consigli pratici per superare la dipendenza affettiva

Oltre alla terapia, ci sono alcuni consigli pratici che possono aiutare a superare la dipendenza affettiva:

  • Impara ad amare te stesso. Questo è il passo più importante. Inizia a concentrarti sui tuoi punti di forza e sui tuoi obiettivi. Fai cose che ti piacciono e che ti rendono felice.
  • Impara a stabilire dei confini sani. Non permettere agli altri di manipolarti o di sfruttarti. Impara a dire no e a difendere i tuoi diritti.
  • Cerca il supporto di amici e familiari. Parla con le persone che ti amano e che ti vogliono bene. Il loro supporto ti sarà di grande aiuto.

Se soffri di dipendenza affettiva, non vergognarti di chiedere aiuto. La terapia rogersiana può aiutarti a superare questo disturbo e a raggiungere una relazione sana e appagante.



Tallulah è un film del 2016 diretto da Sian Heder.

Narra la storia della giovane vagabonda Lu (Ellen Page), che vive alla giornata in un furgone pur di mantenere la sua indipendenza. Un incontro fortuito la porta a seguire l'istinto e a salvare una bambina dalla negligenza della madre. Non sapendo che fare, Lu si rivolge all'unica persona adulta con la testa sulle spalle che conosce, Margo (Allison Janney), facendole credere di essere la nonna della bambina.

Non vi sto a raccontare tutto il film in maniera di non rovinarvi la visione ma vi consiglio di non farvelo scappare. Io l'ho visto ieri sera su Netflix e mi ha fatto commuovere e anche riflettere.

Di sicuro ha toccato le mie corde perché sono donna, madre e umana, e questo film intreccia tutti questi argomenti mettendo a fuoco senza giudicare, il tema della maternità. Questa ci viene presentata come un dono sfuggente che non si ottiene per caso, ma che va coltivato. Il film parla della vita di tre donne che si intrecciano in un determinato momento della loro vita. La regista  delinea il ritratto di queste tre donne molto diverse tra loro ma accomunate dai rispettivi fallimenti e fragilità. Tutte e tre sono oppresse da qualcosa più di loro e cercano una via di uscita. Ci mostra le invisibili prigioni, quelle che condannano le persone dalla nascita, quelle che castrano l'esistenza attraverso rimpianti, traumi, vecchi dolori da cui è difficile sfuggire.

Lu (Tallulah), ragazza giovane e sognatrice che vive in un furgone. Nomade, senza famiglia e senza responsabilità che non sia quella di procurarsi cibo e soldi per affrontare la giornata. Il suo sogno è quello di andare in India ma quando glielo propone al fidanzato (Nico), che vive con lei da 2 anni, questo si rifiuta a continuare con quella vita e l'abbandona. Nico si è stancato di continuare a fare quella vita e desidera tornare a fare una vita normale, ritrovare la mamma (Margo) e magari costruire una famiglia con lei. 

Lu troverà poi in maniera fortuita una bambina di quasi due anni figlia di Carolyn, donna viziata e concentrata su se stessa del tutto inadeguata a fare la mamma.

In un momento di difficoltà e solitudine Lu si ritrova a chiedere aiuto all'unica persona che le sembra più stabile in quel momento, quindi si rivolge alla madre di Nico. Margo è una donna abbandonata dal marito perché innamorato da un altro uomo. E' frustrata, arrabbiata e sola.

L'incontro tra queste donne permetterà ad ognuna di tirar fuori le personali criticità e prenderne consapevolezza. Solo dopo l'incontro qualcosa si va a sbloccare in tutte e loro: Carolyn dall'indifferenza inizierà ad aprirsi di più all'esperienza della maternità. Lu, per conto suo, scopre di avere un forte senso di responsabilità (più forte del desiderio di fuga) e desiderio di legami. Anche Margo "molla" la presa e si ammorbidisce. Comincia a contattare il suo senso di solitudine e la possibilità di aprirsi all'amore.

Insomma, in mezzo a tanto dolore, si trova un po' di pace solo quando qualcuno riesce a prendersi cura dell'altro. Nessuno è senza colpe in questo film pero il bello è come viene presentato dalla regista e dalle stesse protagoniste. Nessuna si sente in diritto di giudicare l'altra perché ha cominciato il percorso dell'accettazione del limite e della non perfezione, della tolleranza e dell'importanza del supporto esterno in momenti di crisi.

"Non saresti la prima madre di merda. Siamo tutte persone orribili, ma umane"